Dimenticare (volutamente?) un’icona di Napoli che insegna a tutti come si tosta il Caffè…
È una scena vista molte volte, in televisione, su YouTube. Anche a teatro, quando se ne perpetra lo svolgimento.
Sto parlando del colloquio tra Eduardo De Filippo e ‘O Professore nella pièce “Questi fantasmi”.
Lo avete visto, anche se magari siete giovani? Oppure vi sfugge completamente? Nel caso, il link a YouTube è questo.
Cosa intende per tostatura “a manto di monaco”? Quello che è il colore corretto per il 90% dei Caffè tostati: il colore che indica quando gli aromi sono tutti formati ed è il momento di scaricarlo dalla tostatrice.
Questa frase, pronunziata da un mito della napoletanità pura (Maradona non è esattamente nato sotto il Vesuvio…) e riferita alla corretta pratica, in realtà viene ignorata dalla quasi totalità dei torrefattori campani.
Ma non solo.
Purtroppo tutta l’Italia annovera carbonizzatori di Caffè, che utilizzano materie prime scadenti da ridurre ad un unicum bruciato per confondere i sapori negativi, quindi non puntiamo il dito solo verso il Vesuvio. Però scoccia parecchio che, in una terra in cui il Caffè fa parte in maniera molto sentita della tradizione locale, spesso ciò che si trova in tazzina sia così malridotto. E lo stomaco, oltre al palato, ne risente. C’è resistenza, e questa è la cosa ancora più assurda, a voler cambiare le abitudini, ma credo che sia importante riallineare la “tradizione” di cui tanto ci si riempie spesso la bocca a fini di marketing, con le buone pratiche, che possono ugualmente conviverci.
Oggi è uscito un mio intervento su Comunicaffè al riguardo, e non solo.
Qui il testo pubblicato. Buona lettura.